Giornata api, clima pazzo affama alveari lombardi

Il clima pazzo ha sconvolto le fioriture e affamato le api, che in Lombardia si stima siano circa 5 miliardi, con gli apicoltori costretti a intervenire con razioni d’emergenza attraverso sciroppi a base di zucchero o lasciando alle api stesse parte del poco miele prodotto fin qui. È quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, che si festeggia il 20 maggio a livello planetario.

Quest’anno però l’inverno bollente e la primavera segnata da ripetute gelate – sottolinea la Coldiretti – hanno creato in diverse zone gravi problemi agli alveari, con le api che non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature che hanno danneggiato i fiori.

Le anomalie del meteo che si sono registrate a macchia di leopardo hanno colpito le piante in piena fioritura – precisa la Coldiretti regionale – con pesanti conseguenze sul raccolto di miele, mentre la pioggia ed il forte vento hanno ulteriormente ostacolato l’attività di bottinatura delle api. “Quest’anno è veramente difficile – conferma Massimo Palla, apicoltore di Bornasco (Pavia) – Più volte sono stato costretto a intervenire con razioni alimentari extra a base di acqua e zucchero per salvare gli sciami”.

“Abbiamo rinunciato a circa il 70 per cento della nostra produzione di miele di tarassaco – spiega Esterina Mariotti, produttrice di Pescarolo ed Uniti (Cremona) – per lasciarlo alle api come nutrimento. Anche la produzione di miele di acacia risentirà degli sbalzi del clima, con una riduzione stimata di circa il 40-50 per cento”. “Il gelo ha provocato diversi danni e ha bruciato le gemme delle piante da frutto – ribadisce Pierluigi Beghetto, apicoltore di Esino Lario (lecco) – Per aiutare le api quindi siamo stati costretti a intervenire con razioni d’emergenza”.

Le difficoltà delle api – continua la Coldiretti – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che questi insetti contribuiscono all’impollinazione. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un ruolo fondamentale considerato che – evidenzia la Coldiretti – dall’impollinazione dalle api dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4, come mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni secondo la Fao, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.

La crisi delle api rappresenta un danno ambientale ed economico in una situazione in cui – sottolinea Coldiretti – la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha spinto all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020. Ma sugli scaffali dei supermercati italiani – evidenzia Coldiretti – più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero a fronte di una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020. Proprio per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

In Italia – precisa la Coldiretti – esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari curati da circa 70mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo.

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